|   Luciano 
                                De Crescenzo, come lui stesso ammette, ha "vissuto 
                                due vite, quella dell'ingegnere e quella dello 
                                scrittore", come dire che si è "reincarnato 
                                alla bella età di 47 anni". Nel 1976 era dirigente dell'IBM Italia, ma "aveva 
                                molto tempo libero" e così cominciò 
                                a scrivere imitando "il modo di raccontare 
                                Napoli di Giuseppe Marotta".
 Scrisse, così, il suo primo romanzo "Così 
                                parlò Bellavista" che pubblicato nella 
                                collana BUR di Mondadori ebbe un discreto successo.
 Ma De Crescenzo non sarebbe mai potuto diventare 
                                il personaggio che oggi è se non avesse 
                                incontrato sulla sua strada Maurizio Costanzo. 
                                Fu invitato alla trasmissione 'Bontà loro' 
                                e la sua simpatia e la sua 'napoletanità' 
                                fecero così presa sul pubblico televisivo 
                                che in poco tempo le vendite del suo libro si 
                                impennarono.
 In seguito cominciò ad occuparsi anche 
                                di cinema, lavorando con Arbore nel Papocchio 
                                e in FFSS e come regista in quattro film tratti 
                                da sui libri.
  I primi due film, incentrati sulla figura di Bellavista, 
                                professore di filosofia in pensione, hanno un 
                                sottile filo narrativo che più che altro 
                                è un pretesto per infilare una serie di 
                                scenette sui modi di essere napoletano. Più 
                                debole l'impianto del Mistero di Bellavista, dove 
                                De Crescenzo tenta la carta del "giallo" 
                                come filo conduttore dell'umorismo. Diverso l'obiettivo 
                                di 32 dicembre, per certi versi più ambizioso: 
                                la soggettività del tempo. Sta di fatto 
                                che proprio a Napoli, nel modo di essere napoletano, 
                                si ritrova un po' di relatività del tempo. 
                                E a Napoli si ha spesso la sensazione che la vita 
                                sia più larga che lunga.
 L'ultimo suo film è Croce e Delizia tratto 
                                da un suo romanzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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